A Cleulis torna PAKAI E AMIS – 30 settembre 2018. Aperte le iscrizioni

Nella volontà di proseguire un’amata tradizione ritorna: “Una domenia in alegrìa cun Pakai e amîs”, domenica 30 settembre al Bar Pakai di Cleulis. Una festa musicale per ricordare tre icone della musica folk carnica: i fisarmonicisti Amato Matiz e Cecilia Boschetti e il contrabbassista Genesio Puntel. Un pomeriggio di sana convivialità caratterizzato da libere esibizioni che inizieranno a partire dalle ore 12, danze sul breâr e le migliori golosità della cucina carnica. Tutti possono partecipare: fisarmonicisti, musicisti e musicanti di qualsivoglia strumento, giovani e meno giovani amanti del folk carnico e della musica di tradizione, in veste solista o in gruppi, per rievocare nella più grande schiettezza e allegria, le famose domeniche musicali e danzerine nel luogo simbolo del folklore carnico.

Chi desidera partecipare può prenotarsi scrivendo una mail a giovinscjanterins@gmail.com oppure telefonando al 338 3365160, entro venerdì 29 settembre, indicando i componenti del gruppo e lo strumento suonato. Questo agevolerà gli organizzatori nell’ordinare le varie esibizioni ed ai partecipanti verrà data comunicazione di avvenuta iscrizione con le specifiche della giornata.

In questa attesa e bentornata domenica “pakaiana”, si potranno degustare piatti tipici della Carnia, tra cui i famosi “cjalsons di Cleulas”, nel tendone che verrà appositamente adibito nella piazzetta del Bar Pakai, assieme al breâr, per ballare e divertirsi al ritmo delle indimenticabili melodie di Pakai e dei suoi amici, tra cui la grande fisarmonicista Cecilia Boschetti. Verranno così rievocati il Trio Pakai e il Trio Cecilia ma anche altri musicisti ed ensembles che hanno contribuito a rendere popolare e tanto amata la musica folk carnica. Naturalmente non mancheranno i protagonisti viventi del Trio: il chitarrista e autore Paolo Morocutti, il cantante Stefano Paletti ed Ennio del Fabro che ha sostituito Amato Pakai alla fisarmonica. Con loro, molti altri compagni che li hanno amati e seguiti, tra cui Gigi Maieron, gradito ospite figlio di Cecilia che recentemente ha raccontato diverse vicende legate alla musica in Carnia e alla fisarmonica nel libro “Te lo giuro sul cielo”. Tante altre le novità, tra cui la probabile anteprima dei brani “Fischiosauro” e “Mari”, due canzoni inedite recentemente composte dall’anima creativa del Trio Pakai, Paolo Morocutti, a distanza di 42 anni dal primo brano registrato, ovvero la celeberrima “Lignan”. Queste e molte altre le novità e le sorprese di una festa organizzata dall’Associazione Giovins Cjanterins di Cleulis in collaborazione con il circolo culturale “La Dalbide” di Cercivento e il musicologo Alessio Screm, per una domenica che si preannuncia piena di colore, ricordi, allegria e speranza. Amanti del folk di tradizione: unitevi per ricordare insieme “Pakai e amîs”.

Premio Pakai.
Correva l’anno 2012

 

 

Il valore delle lingue

Ci piace qui pubblicare uno stralcio di un articolo ben più lungo di Francesco Lamendola che invitiamo a leggere integralmente sul sito http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/contro-informazione/il-paradiso-degli-asini/1487-l-assedio-della-stupidita

«Allo stesso modo, quei genitori che scoraggiano l’uso del dialetto da parte dei propri figli e si rallegrano di vederli parlare solo e unicamente in buon italiano, per ragioni di prestigio sociale, non si rendono conto di essere portatori di un disvalore che si traduce nella partecipazione a un vero e proprio genocidio culturale. È stato calcolato che, dei 7.000 idiomi attualmente parlati nel mondo, metà sono ormai in via di estinzione (dati di National Geographic): il che significa che ogni due settimane una lingua scompare dalla faccia della terra. Una lingua, cioè una cosa viva e vera: la più viva e la più vera che l’essere umano sia in grado di esprimere. E ciò avviene col sorriso sulle labbra, in quanto siamo portati a interpretare l’uniformità linguistica – come ogni altro genere di uniformità – come una specie di benedizione del Cielo, un passo avanti sulla via del “progresso” e della “modernità”. Certo, forse qualche lacrimuccia di coccodrillo siamo anche disposti a versarla per questa ecatombe; ma, si sa, sono i costi della modernità: come era fatale che scomparissero maniscalchi e calderai, arrotini ed ombrellai. Che volete farci, è il prezzo del progresso: chi si ferma è perduto, bisogna sempre andare avanti. Non importa verso dove; riflettere sui fini esorbita dagli orizzonti concettuali (invero microcefali) di questo sedicente sviluppo; alla ragione strumentale basta aver chiaro il rapporto tra mezzi e fini, basta sapere che la linea più breve che unisce due punti è una retta.»

Tratto dall’articolo “Rompere l’assedio della bruttezza e della stupidità” di Francesco Lamendola